Lo scavo del fuoco sul polistirolo espanso è un processo di purificazione, un atto che ridimensiona le dimensioni della materia trattata ma gli da durezza e corpo, consistenza contro fragilità, linee armoniche contro lineari.
Liquefandosi si fondono, ritirandosi aprono vuoti, gonfiandosi sviluppano volumi: si riproduce in piccolo quella creazione delle terre, dei continenti, la loro deriva, come un corpo rovente che poi si raffredda.
Bruciano le plastiche, le loro protesi siliconiche o mentali, la cera e il cerone, le ortesi ortopediche e quelle cerebrali e tutti quegli orpelli per incantare: tutto si amalgama in un mare liquido che si rapprende per diventare una superfice inospitale, grinzosa e ruvida.
Il rosso della bandiera capovolta, scola come il sangue di un sacrificio umano sull’altare frastagliato, bucato, scabroso ed aspro fino a coprire il colore della speranza, quel verde che inebetito rimane attonito.